Dal primo agosto cambiano le regole sul reddito di cittadinanza e, a partire dalla fine della settimana precedente, molte delle persone che non lo riceveranno più, hanno iniziato a ricevere sms dall’INPS con questa notizia.
Sono quasi 2 milioni di persone che oggi ricevono l’unica misura di lotta alla povertà e di sostegno al reddito che il nostro Paese possiede.
Cinico e baro il metodo con cui è stato comunicato agli attuali percettori: con un sms, poche spiegazioni e senza preavviso congruo.
Della riforma del reddito di cittadinanza si parla in realtà da mesi, ma in molti casi le persone coinvolte sono in gravi condizioni di indigenza e non informate sulle decisioni del governo, che negli ultimi mesi sono state comunicate a più riprese in modo piuttosto caotico.
Il problema e le spese ricadranno sui Comuni e sugli assistenti sociali, presso i cui uffici si sta scatenando la guerra.
Il 5 giugno 2023 il Consiglio Comunale ha approvato due atti, uno mio e uno di Alice Ravinale: chiedevano di investire in welfare di prossimità, di rinnovare il welfare e di introdurre il reddito minimo universale (grazie al Presidente Vincenzo Camarda per averlo ricordato con un post).
Mentre il Governo italiano cancella il Reddito di cittadinanza, lo sostituisce con il nuovo MIA- Misura di Inclusione Attiva -, l’Europa approva una risoluzione che spinge gli Stati membri a rafforzare il reddito minimo.
Noi andiamo nella direzione opposta:
– il reddito di cittadinanza aveva dei requisiti troppo rigidi e solo il 44% degli aventi diritto poteva accedere.
Le prime simulazioni sugli effetti dell’abolizione del reddito di cittadinanza e l’introduzione dell’ Assegno di Inclusione e dello Strumento di attivazione, introdotti dal Decreto Lavoro, ci dicono che:
– La platea di beneficiari dell’attuale misura si riduce del 25%;
– Lo Stato risparmierà quasi 2 miliardi di euro ridursi;
– unico obiettivo quello di fare cassa e risparmiare sul supporto ai più fragili.
In Italia diminuiranno drammaticamente l’efficacia e efficienza dell’intervento pubblico nel contenere/prevenire e combattere la povertà.
In merito all’Ordine del giorno che ho discusso in conferenza stampa e di cui trovate qui di seguito il video, la richiesta del Consiglio Comunale è di non ridurre la misura che sostiene l’introduzione di un reddito minimo universale.
Proprio perché la povertà di cui stiamo parlando è povertà strutturale, gli effetti dell’abolizione del reddito di cittadinanza saranno strutturali e agiranno strutturalmente sulle nuove generazioni.
Di questa scelta non pagheranno il prezzo solo le persone vulnerabili di oggi, ma verrà tolta speranza di avanzamento sociale ai figli delle persone povere. La povertà è così potente da diventare genetica.
Di povertà intergenerazionale parla l’ultimo Rapporto Caritas. La nostra povertà dura a lungo e attraversa le generazioni.
In Italia servono in media 5 generazioni per arrivare a disporre di un reddito medio, se nasci in una famiglia povera.
Smantellando le misure di contrasto e prevenzione alla povertà non ci rimarrà che rincorrere le emergenze.
La cultura dell’emergenza genera solo emergenze.
Con la cultura dell’emergenza possiamo solo gridare al lupo al lupo quando arrivano i barconi dal mare (perché mancano politiche migratorie) o quando arriva l’inverno per chi è rimasto in strada (per mancanza di politiche di welfare evolute).
Ci opponiamo al taglio del reddito di cittadinanza e chiediamo l’istituzione di un reddito minimo universale e inclusivo, conforme alle raccomandazioni del Consiglio e del Parlamento dell’Unione Europea che si inserisce nelle iniziative promosse dalla rete “Ci vuole un reddito”, lanciata a marzo che ad oggi conta 130 realtà locali e nazionali impegnate da anni nel contesto alla povertà e all’esclusione sociale.
Il testo completo dell’ordine del giorno n. 24/2023 è disponibile qui