Il 26 giugno 1983 Bruno Caccia fu assassinato dalla ‘ndrangheta perché con lui non si poteva scendere a patti.
La vita del magistrato torinese, assassinato nella nostra città per volere di Domenico Belfiore, ci insegna a non trovare alibi, a non scoraggiarsi di fronte “al così fan tutti”.
Ci ricorda la necessità di fare il proprio dovere, nonostante le difficoltà.
A lui e al suo senso della verità è’ dedicato il Festival Armonia alla Cascina Caccia, in cui lo abbiamo ricordato con i familiari, le Istituzioni, i volontari di Libera Contro le Mafie.
“Cascina Bruno e Carla Caccia” è un bene confiscato alle mafie a San Sebastiano da Po.
Il bene apparteneva alla famiglia ‘ndranghetista dei Belfiore: Domenico Belfiore venne indicato da diversi collaboratori di giustizia – ritenuti attendibili dal Tribunale di Torino – come reggente di una vera e propria associazione di stampo mafioso sita nel nord della provincia torinese, ma con il controllo in tutta l’area metropolitana del traffico di stupefacenti, usura, sequestri di persona, gioco d’azzardo e scommesse.
Domani tra le tante iniziative, ci sarà anche una caccia al tesoro promossa dall’associazione Libera, che coinvolgerà i centri estivi e tutti noi amministratori e le amministratrici del Comune di Torino, per legare memoria, impegno e testimonianza.
Un pensiero affettuoso alla cara Paola Caccia e a tutta la famiglia.
Grazie alla Città di Torino, al Sindaco Stefano Lo Russo, alla Vice Sindaca Michela Favaro (e a tutto il suo staff) e a Luca Pidello, Presidente della Commissione Giustizia per la cura e l’attenzione per questo anniversario.
Il messaggio di Bruno Caccia è vivo.
